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Mi chiamo Alberto.
Avevo ventanni e vivevo a Cisterna.
La vita non andava molto bene: guadagnavo soltanto un soldo al giorno.
Avevo un piccolo appezzamento di terra ma non dava molto.
Gli anni passavano ed intanto mi innamorai di Maria, una ragazza
semplice.
Intanto ci sposammo e Maria ebbe una figlia che chiamammo Angela.
Quando pensai di fondare una società con tutte le persone
che avevano dei problemi.
Ci riuscimmo ed andò tutto meglio e, con tutta la felicità
che avevo già nel cuore, ci nacque un'altra bambina: Beatrice.
Passarono gli anni, Angela era già grande ed aveva preso
la sua strada facendo la sarta.
Io, per non star lì a far nulla, andavo a vendemmiare e a
coltivare anche la terra degli altri.
È passato tanto tempo, sono morto di vecchiaia ma la mia
famiglia continuava a vivere felice, per sempre, anche se io non
c'ero più.
MATILDE
Io mi chiamo Marco ed ho
otto anni. Il mio papà mi ha preso come acquaiolo perché
mi bagno sempre e, visto che mi bagno sempre ma non ci sono le medicine,
ho sempre la tosse o il raffreddore.
Però papà mi dice che se non lavoro anch'io non si
potrebbe mangiare e quindi moriremmo di fame.
Una cosa che mi fa star molto male è che vedo tanti altri
bambini giocare nel parco.
Visto che a me non piace lavorare mi dico sempre: "Spero un
giorno di andare con loro!".
MARCO N.
Io mi chiamo Luca, faccio
il contadino e sono molto povero. Abito in campagna e vicino a noi
c'è una famiglia molto ricca. Un
giorno chiesi loro la
carità. Poi mi sposai con una ragazza che si chiamava Ilaria
che, poco dopo, ebbe il mio primogenito che si chiamava Franco.Quando
Franco ha avuto dieci anni, Ilaria ebbe il nostro secondogenito
che si chiamava Giovanni.
Sognava sempre di diventare ricchissimo e di aiutare tutti i poveri.
STEFANO
Mi immaginai di essere un
bambino del 1800, mi chiamavo Fernando, avevo dodici anni e abitavo
a Canale.
Mio padre faceva il contadino ma, quando ero piccolo, si ammalò
per un po' ed io andai al lavoro: coltivavo il grano.
Passarono tre anni e mi madre morì. Poiché la mia
famiglia era molto povera, decidemmo di vendere la terra, però
non potevamo andare avanti così perché non ce la facevamo.
Spendemmo tutti i nostri soldi per comprare mucche e capre.
Alla fine son finito a vendere il latte.
Riuscendo ad avere un po' più di lire, che ci bastavano per
comprare qualcosa da mangiare, ci potevamo permettere solo una pagnotta
di pane ma era già abbastanza per noi.
Carletta, la nostra mucca, partorì un vitello che, quando
divenne grande, ci fece fare tanti soldi. Intanto mio padre guarì
e mi aiutò a lavorare insieme a tanti altri.
I bambini giocavano, le donne facevano le sarte e gli uomini lavoravano
la campagna.
MATTIA
Ciao, sono Giuseppe Povero,
ho una moglie di nome Maria che fa la sarta e un figlio di nome
Giovanni.
Mio figlio ha incominciato a dieci anni a lavorare da contadino
insieme a me.
Ecco come trascorro le mie giornate.
Mi sveglio alle cinque del mattino e bevo due gocce di latte.
Vado in cascina a lavorare: incomincio sempre con le mucche portandole
al pascolo e poi vado a raccogliere la frutta.
Torno a casa per "mangiare pranzo" solo con un pezzo di
pane, poi di nuovo al lavoro per mungere le mucche, potare le viti
o raccogliere gli ortaggi ed arare.
Come paga prendo tre lire al giorno, appena appena per potermi compare
due pagnottine di pane.
È dura la vita di oggi ma spero che cambi.
MAURIZIA
Mi chiamo Marco Trinchero,
sono un contadino molto povero: ho un fratello più grande
e una sorella più piccola di me.
Tempo fa, avevo la mamma che stava male e "mio papà
ci mancava che veniva malato anche lui".
Lavoravamo tutto il giorno e, da quello che prendevamo alla settimana,
non riuscivamo neanche a guadagnare i soldi per mangiare.
Poi i miei genitori morirono e io mi sposai con una ragazza che
si chiama Maria .
Abbiamo avuto un figlio che si chiamava Mauro che già a dieci
anni andava a lavorare.
Poi è nata anche una figlia che si chiamava Lucia.
I miei figli divennero tutti e due molto grandi. Ma ho avuto anche
un altro figlio che si chiamava Mario e che era un birichino.
Quando divenne grande fu proprio lui che si mise a lavorare al mio
posto.
MARCO T.
Siamo nel 1800.
Mi chiamo Gianni e faccio l'arrotino ma abito in campagna. Possiedo
un piccolo orto ma ho pochi semi.
Mi sono sposato con una donna che si chiama Marta.
Ho anche un cane ( me l'hanno regalato che era cucciolo e si mangiava
la coda dalla fame) che si chiama Grappa.
Ho avuto anche un figlio che si chiama Spillo: lui cresceva e io
invecchiavo.
Intanto Grappa era morto.
Spillo si è innamorato di una certa Gianna, una ragazza scatenata
e sempre agitata.
MATTEO
Avevo diciotto anni, ero
un contadino e mi chiamavo Ivano.
Un bel giorno io sposi una ragazza della città di nome Ilaria.
Nacque una femmina di nome Giovanna, un maschio di nome Guglielmo
ed un altro figlio: Nicola.
I miei figli a dieci anni venivano già in campagna ad aiutarmi
a coltivare i semi per mangiarli.
Quando avevo cento anni, i miei figli crearono una società
di mutuo soccorso con tanta ma tanta gente: erano in 300 persone!
IVANO
Siamo nel 1800, io mi chiamo
Federica, ho quarantatrè anni e vivo in una casa di campagna
con la mamma, il papà, una sorella e una cugina.
Faccio la sarta con mia cugina e mia sorella, sono sposata con Nicola
e ho tre figlie: Teresa che ha diciotto anni, Maria di dodici e
Margherita di dieci.
La vita è molto difficile. Teresa fa la cameriera con Margherita
coltiva il nostro piccolo pezzo di terra.
Abbiamo due galline, una mucca e, fortunatamente, un asino. I letti
non bastano ma ci arrangiamo come possiamo.
Comunque la mia vita, anche se è povera, è felice
ed anch'io lo sono.
FEDERICA
Sono Flavio, ho ventiquattro
anni e vivo in campagna, vicino ad Asti.
Era autunno.
Dovevo andare sulla terra di gente ricca a vendemmiare per guadagnare
dei soldi.
Era dura a quei tempi: la luce non c'era,il gas neanche e neppure
il motore a scoppio.
Poi, un giorno, ho incontrato una ragazza, Alessandra.
Ci siamo sposati ed abbiamo fatto un figlio che si chiamava Pietro.
Dopo riuscimmo, con un po' di lavoro straordinario, a comprare un
po' più di cibo per Pietro.
Quando aveva dieci anni nacque la nostra secondogenita e la chiamai
Mara.
La vita era ancora più dura, Alessandra andava tutti i giorni
in campagna con Pietro e Mara che, allora, aveva l'età di
quattro anni.
Invece io andavo sempre in città ad Asti a lavorare.
La vita del 1800 era molto dura e non c'era niente in confronto
ad oggi.
Ed io, Flavio B., sono felice di vivere in quest'era, cioè
nel 2006.
FLAVIO
CLASSE
4^
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