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Nonna Tilde ci
ha raccontato cose che adesso, stranamente, non capitano più.
Matilde ha ottantaquattro anni, infatti è del 1921.
Una volta non c'erano i pompieri e, se c'era un incendio, suonava la campana
del borgo.
Tutti andavano a spegnerlo portando un secchiello di zinco pieno d'acqua.
Se era di notte e qualcuno non sentiva, il suo vicino poteva chiamarlo.
Erano poveri ma dovevano anche dare una cifra alla società di mutuo
soccorso per pagare i danni a chi li aveva subiti.
Si mangiava poco e la mamma di nonna Tilde, se dava loro pranzo, non sapeva
mai cosa dare per cena.
Alla scuola materna di allora, si mangiava sempre riso e fagioli e, a
volte, se andava bene, un uovo sodo.
Il "gabinetto" era fuori: un buco nella terra.
Ogni tanto passavano e toglievano quello che c'era dentro.
Dopo la pioggia, le strade erano sporche di terra.
Così la domenica veniva la "guardia" e nominava il borgo
in cui tutti gli abitanti dovevano andare a pulire le strade ed i fossati
di una zona.
Se qualcuno non andava a pulire i suoi vicini si arrabbiavano e lo pulivano.
Nonostante tutto, la vita una volta, ci ha detto nonna Tilde, era più
"bella" perché tutti si aiutavano di più.
Ma è bello anche un po' adesso perché, almeno, si mangia
di più.
FLAVIO
I
bambini della scuola dell'infanzia hanno fatto un'intervista a Matilde
Berardi ( nonna Tilde) che è nata nel 1921 ed ha 85 anni.
Ci ha raccontato che una volta si viveva nella povertà. Quando
scoppiava un incendio, non c'erano i pompieri ma c'era la SOCIETA' DEL
FUOCO.
Ognuno del paese portava un secchio d'acqua che prenderva dal pozzo o
dalle cisterna che c'erano in ogni cortile.
Intanto, quelli della società, prendevano la pompa, si raccoglieva
l'acqua dal pozzo o dalla cisterna e si spegneva il fuoco.
Erano poverissimi.
Nonna Tilde ci ha raccontato che la sua mamma, se le dava il pranzo, non
era sicura di poterle dare anche la cena.
Un giorno la mamma di nonna Tilde andò a togliere l'erba nella
vigna e trovò un nido di merlotti.
Così li prese, li uccise, li spiumò e poi li cucinò
a nonna Tilde e ai suoi fratelli.
Nonna Tilde aveva solo una bambola vera ma un giorno la voleva anche suo
cugino. Così tirarono, tirarono finchè si ruppe la testa
e nessuno la tenne.
Per fortuna la sua mamma gliene cucì un'altra di stracci.
Si era tutti amici e, ai pozzi, si bevevo tutti dallo stesso mestolo.
I giocattoli non si sapeva cosa fossero.
La gente si aiutava e, quando c'erano dei lavori da fare, si avvertiva
tutto il paese che era obbligato ad andare a tenere pulite strade e fossi.
Ogni borgo aveva una chiesa e la campana faceva un suono particolare.
"Don, don. Don, don
." in caso di incendio.
MARCO
N.
Abbiamo
ascoltato l'intervista a Berardi Matilde che ha ottantacinque anni, è
nata nel 1921 ed è chiamata da tutti nonna Tilde. Un tempo non
c'erano i pompieri ma a Cisterna c'era la SOCIETA' DEL FUOCO. Ogni borgo
aveva la sua campana che faceva. "Don dan" in caso di incendio.
Ogni casa aveva un pozzo o una cisterna. Tutti prendevano un secchiello
di zinco pieno di acqua quando serviva a spegnere il fuoco. Al castello
c'è una pompa che usavano per tirare l'acqua dalle cisterne. La
macchina, se era lontano l'incendio, era portata da un carretto, altrimenti
la portavano con le mucche. Raccoglievano i soldi per comprare questi
macchinari e aiutare: per il danneggiato mettevano insieme i soldi racimolati
nelle case ( ognuno dava solo cosa poteva). Quello che avevano accumulato
lo davano alle case dov'era avvenuto l'incendio. La vita era dura ma si
stava tutti insieme. Dopo pranzo la gente andava, tutta unita, a ballare
o a cantare. Se erano poveri, ad esempio, uno dava un paio di pantaloni
e l'altro, quando aveva tutti i soldi, glieli ridava. Mangiavano sempre
riso e fagioli e un uovo sodo... se andava bene. A scuola si portava la
legna per la stufa ma la portava solo chi poteva, alcuni non la portavano
per niente, come Tilde. Non sono nemmeno passati cento anni da quando
la gente era così povera. All'asilo non si giocava con i giocattoli
ma si ballava, si cantava e avevano solo poche matite. Giocavano solo
con le bambole di stracci. Un giorno, si ricorda che si è messo
a piovere forte ed ha portato via la terra da "Montaron". Ai
suoi tempi, per aggiustare le strade, tutti passavano e facevano i "vailò"
( così ho capito) che erano dei solchi in pendenza dove l'acqua
veniva portata nel solco più grande. La guardia decideva chi doveva
andare a lavorare e faceva la "cria": si metteva davanti alla
chiesa e diceva: "S'avert e s'avisa: c'è da andare a pulire
la strada di...". Chi non si presentava lo andavano a prenderlo a
casa sua e lo insultavano. Passavano per andare al lavoro con dei carretti
trainati dalle mucche. ERA DURA LA VITA DI UN TEMPO!!!
MATTIA
Oggi, 20 ottobre
abbiamo sentito l'intervista di Matilde Berardi, mamma di Lino Vaudano,
che è andata a parlare ai bambini della scuola dell'Infanzia.
È nata nel 1921 ed è detta da tutti Tilde.
Ha raccontato che una volta non c'erano i pompieri ed ogni borgo aveva
una campana per suonare.
Quando c'era un incendio ognuno portava un secchiello di zinco per poi
riempirlo al pozzo. Avevano creato una società del "feu".
Con i soldi che mettevano in comune, comprarono una piccola macchina per
spegnere gli incendi.
La portavano con un carretto se il viaggio era vicino, altrimenti la facevano
portare da un asino o da dei buoi.
Raccoglievano i soldi ed ognuno dava quello che poteva così, quando
a qualcuno gli si incendiava la casa, tutti pagavano per rimborsarlo.
Non davano paglia o fieno ma proprio soldi.
Però è impressionante pensare a quei tempi perché
non sono passati ancora neppure cento anni.
Nonno Net, allora, faceva il cantoniere e le strade le aggiustava e le
teneva bene.
Per non lasciare l'acqua sulle strade, facevano gli "anvajo"
( così credo si scriva) che erano dei fossati che attraversavano
la strada e portavano l'acqua al fossato grande.
Quando c'era necessità, la guardia diceva che, per esempio, quelli
di Valle San Matteo dovevano andare a pulire i fossati.
La guardia, per fare l'annuncio, si metteva in piedi sul pozzo davanti
alla chiesa e urlava l'annuncio.
Se qualcuno non andava a lavorare tutti gli altri lo sgridavano.
Bisognava pulire sempre perché sulle strade passavano asini, buoi
MATILDE
Oggi abbiamo ascoltato
l'intervista di nonna Tilde ( Matilde Berardi), nata nel 1921 che oggi
ha 85 anni.
Viveva a Cisterna e ci ha detto che una volta non c'erano i pompieri ma
c'era una campana per ogni borgo che avvertiva se c'era un incendio.
Ad esempio se si incendiava una casa a Valle S. Matteo, suonava la campana
di Valle.
Gli uomini andavano subito con il secchiello di zinco e le donne curiosavano.
Poi hanno comprato una macchina per spegnere gli incendi che adesso è
al Castello di Cisterna.
Ognuno dava un po' di soldi per chi aveva avuto il danno e tutti si aiutavano.
Dopo pranzo, ad esempio, si andavano a trovare i vicini e si parlava.
Erano molto poveri e Matilde aveva solo una bambola e suo cugino, che
la voleva, tirandogliela via, l'aveva strappata.
La sua mamma, allora, gliene aveva cucita una di stracci.
Nonna Tilde ci ha anche detto che quando erano al pascolo e avevano sete,
bevevano nelle impronte dello zoccolo della mucca se c'era ferma dell'acqua.
Prima, però, recitavano una filastrocca.
Un giorno la sua mamma ha trovato un nido di merli nella vigna e li ha
cucinati, sicura di fare un bel regalo ai suoi bambini.
Era dura la vita un tempo!
FEDERICA
Abbiamo
sentito l'intervista a Matilde Berardi nata nel 1921. Oggi ha ottantacinque
anni e la chiamano Nonna Tilde.
Ha raccontato che, quando suonava la campanella del borgo con un suono
diverso, tipo: "Don, don, don, don
" voleva dire che c'era
un incendio.
Tutti prendevano il secchio di zinco che avevano in casa e lo riempivano
d'acqua presa dal pozzo e dalle cisterne che avevano nei cortili.
Mettevano anche i soldi da parte per rimborsare i proprietari dei danni
e per comprare le macchine utili contro il fuoco.
Se l'incendio era vicino a dove c'era la macchina, non si portava con
il carro, se era lontano, invece, sì.
La gente, allora, teneva pulito l'ambiente .
Quando pioveva si facevano fossati nella strada altrimenti non si riusciva
più a passare.
Infatti la guardia, fuori dalla chiesa, urlava dicendo, ad esempio:"
A tutti quelli di Lame: dovete andare a pulire il fossato di via Lunga!"
e la gente obbediva.
Nonna Tilde ha anche detto che alla Scuola dell'Infanzia d'inverno non
avevano il riscaldamento.
Il bagno era fuori ed era solo un buco.
Da piccola aveva solo una bambola e, quando si è rotta, non ne
ha mai più avute di vere ma solo di stracci.
Era dura la vita di un tempo!
MARCO
T.
Nonna Tilde, con
i suoi 85 anni, ci ha raccontato che una volta non c'erano i pompieri
ma c'era la squadra del mutuo soccorso.
Gli iscritti, quando c'era un incendio, correvano tutti con i secchielli
per spegnerlo.
Se l'incendio era vicino alla casa di un altro, si chiamava: "Cicu,
Gisep
" e così via.
Se era lontano, attaccavano il bue, o quello che si aveva, al carro della
società di mutuo soccorso e si andava a spegnere il fuoco.
Quando il fuoco era spento, passavano dalle famiglie per chiedere dei
soldi da dare a chi aveva subito il disastro.
IVANO
Abbiamo sentito
un racconto che ci ha fatto nonna Matilde che ha ottantacinque anni ed
è nata nel 1921.
Ci ha raccontato che una volta non c'erano i pompieri. Però c'era
la società del fuoco: la gente andava con i secchielli di zinco
e prendevano l'acqua dal pozzo.
Ogni paesino aveva una chiesetta, una cappella ed una campana che suonava
quando c'erano gli incendi.
Le persone della società raccoglievano dei fondi passando di casa
in casa.
Si dava quello che si poteva ma da nonna Tilde non avevano ( e non davano)
quasi mai niente!!
Erano anche riusciti a comprare una macchina che pompava l'acqua.
Nonna Tilde ci ha raccontato che una volta ci si aiutava a vicenda e,
dopo pranzo o cena, ci si riuniva per scherzare.
Si divideva tutto e si restituiva solo quello che si poteva.
Si mangiava quasi sempre riso e fagioli
se c'erano.
Quando pioveva, poi, si andava tutti con le zappe e le vanghe per pulire
la strada ed i fossati.
C'era, infatti, un "vigile" che avvisava la popolazione di andare
a pulire una certa zona.
Chi non andava a fare il suo dovere, veniva sgridato.
Ci ha detto anche che, una volta, all'asilo di Cisterna non c'erano i
giochi come adesso ma erano fatti di stracci.
Dura la vita di un tempo!
MATTEO
Una volta, quando
scoppiava un incendio, usavano una macchina che prendeva l'acqua dal pozzo.
Se erano in pochi usavano la campanella e venivano tante persone ad aiutare.
A volte delle donne o altre persone sono rimaste bruciate a causa del
fuoco.
Nonna Tilde era povera. Un giorno, mentre i bambini giocavano con la sua
bambola, ha litigato con suo cugino e si sono messi a tirarla di qua e
di là.
Alla fine si era spezzata. Ha pianto tanto e la sua mamma gliene ha fatta
un'altra di pezza.
DAVIDE
Oggi
abbiamo sentito l'intervista a Matilde Berardi che è nata nel 1921,
la mamma di Lino Vaudani ed è detta Nonna Tilde. Ci ha detto che,
una volta, non c'erano i pompieri ma la società di mutuo soccorso.
Quando c'era un incendio, si suonava la campana del borgo che faceva "din,
dan". Tutti correvano con i secchielli di zinco e, se di notte c'era
un incendio, si chiamavano i vicini. Più tardi hanno comprato una
macchina, che adesso si trova al castello, capace di tirare l'acqua dal
pozzo. Si trasportavav con un carretto e buttava l'acqua con la "guma".
Al proprietario della casa bruciata veniva data un'offerta in risarcimento
dei danni. Erano poveri ma si aiutavano. Se qualcuno aveva bisogno di
un paio di pantaloni, il vicino glielo dava e poi, quando lui la prossima
volta aveva bisogno, dava qualcos'altro. A scuola mangiavano sempre riso
e fagioli e, a volte, l'uovo sodo. A scuola si cantava, si andava sull'altalena,
si imparavano poesie. Al posto dei gabinetti, c'era un buco ed i riscaldamenti
erano una miser stufetta. Nonna Tilde si ricorda che, alla domenica, dopo
la messa, c'era la guardia che saliva sul pozzo e diceva: "Si avvisano
gli abitanti di Lame ( ad esempio) che tocca a voi andare a pulire le
strade!". Se non andavi, ti venivano a prendere a casa. La vita era
semplice e si facevano meno problemi. Quando avevano sete, bevevano tutti
da un mestolo comune e prendevano l'acqua al pascolo dicendo: "Beve
la serpe/ bevo anch'io che son figlio di Dio...". CHE RACCONTI!
MAURIZIA
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