Cisterna d'Asti

Nato nel 1980 come mostra temporanea allestita dalla pro Loco nei locali delle cantine del Castello, rientra pienamente in quel recente passato che ha visto la diffusione crescente di musei etnografici locali o del mondo contadino o di cultura materiale folclorica. Nel 1981 si trasforma in vero e proprio Museo e, il 16 gennaio 1990, si costituisce l'Associazione "Museo Arti e Mestieri di un Tempo" con sede in Cisterna d'Asti con compiti di gestione, conservazione e promozione. La collezione, composta di oltre cinquemila pezzi raggruppati in venticinque botteghe, non è una semplice raccolta di oggetti; nelle varie sale sono state ricostruite le atmosfere del passato, i "piccoli particolari" che connotavano i mestieri, le storie e la vita del mondo contadino. Dagli strumenti esposti emerge con forza quanto doveva essere difficile la sopravvivenza nel mondo contadino, dove la festa ed il lavoro, la vita e la morte seguivano il ritmo delle stagioni.
L'articolazione del percorso espositivo prevede una divisione dello spazio museale in tre sezioni:

1. CANTINA: a sua volta suddivisa nelle sale dedicate al ciclo produttivo dei cereali, a quello del vino e ad una più generica collezione di utensili di uso comune. Questa sezione costituisce la parte più atipica del museo, in quanto l'unico "mestiere" rappresentato è quello del fabbro ferraio.
2. PIANO NOBILE: rappresentazione di una piazza, anzi "della" piazza di un piccolo centro come Cisterna, luogo di socialità per eccellenza, con la serie delle "botteghe", non solo collegate ad un "mestiere", che vi si affacciano: panetteria, "torronificio", osteria, sartoria, tipografia, tabaccheria.
3. PIANO SOTTOTETTO: serie di "mestieri" artigiani: ciabattino, sellaio, falegname, tessitore, organaro, carradore, bottaio, materassaio, cestaio, calderaio, arrotino, lattoniere. Sono presenti tre spazi espositivi "di contesto" che cercano di evidenziare anche usi ed abitudini: la "sala dei pesi e delle misure"; la "sala della media borghesia" che si pone in diretto rapporto e raffronto con la "sala del lavoro della donna", riproposizione di un interno di casa contadina.