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Magliano Alfieri

Museo di Arti e Tradizioni popolari "La Cultura del Gesso

La "scoperta" dei solai e la spiegazione del procedimento seguito per la loro costruzione si deve ad Enrica Fiandra, ispettore centrale del Ministero per i beni culturali e ambientali, che, conoscendoli per averli da sempre visti nelle case di Bagnasco d'Asti, decise di presentarli in una serie di studi e mostre che si tennero a Bagnasco, Asti e Torino tra il settembre ed il novembre 1972. Diffusi per lo più nelle case contadine, i solai di gesso sono diventati spesso per i proprietari simbolo di un passato di povertà da eliminare non appena se ne ha la possibilità economica. Già in quegli anni erano numerosissimi i solai che venivano demoliti per essere sostituiti da strutture moderne in cemento armato. In quegli stessi anni nella zona di Magliano Alfieri un gruppo di giovani, guidati da Antonio Adriano, vivendo ancora la vita delle campagne e vedendo scomparire intorno a sé velocemente le usanze e le testimonianze della vita e della cultura contadina, cominciarono a lavorare per la costruzione di un Museo di Arti e Tradizioni Popolari.
Un intervento di tutela della Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici sul castello di Magliano evidenziò, nel 1976, l'esigenza di un impegno diretto dello Stato per la salvaguardia dell'imponente edificio: localizzare al suo interno il Museo che si intendeva istituire sembrò la soluzione più opportuna per dare un uso pubblico ad una parte della costruzione, che avrebbe potuto diventare il centro delle iniziative culturali che stavano nascendo nella zona. Negli anni successivi il Ministero per i beni culturali ed ambientali ha finanziato il restauro delle coperture e delle sale del castello destinate al Museo, nonché la schedatura dei pannelli di gesso e di altri oggetti destinati all'esposizione; l'assessorato alla cultura della Regione Piemonte dal canto suo concedeva i fondi per le attrezzature museali e per una ricerca volta a raccogliere dati e materiale documentario sulle caratteristiche e l'area di diffusione dei solai, da utilizzare come supporto all'esposizione.
Esposizione: centonove motivi decorativi, il più antico dei quali, trovato in opera in una cascina di Vezza d'Alba porta la data del 1580, sono raccolti nelle vetrine e nelle sale del Museo. Ad essi si affiancano schede di spiegazione e cartine indicanti le zone in cui sono stati trovati e fotografati. Seguono sale dedicate ai metodi di estrazione del materiale (presenza di un'antica macina) e ai sistemi di impiego: con il gesso si faceva di tutto, crudo e tagliato in blocchi squadrati era usato per la costruzione delle murature di elevazione; cotto e macinato come componente principale della malta necessaria per legare i mattoni delle volte e dei muri, per formare i pavimenti, gli spigoli conduttori, per riquadrare le aperture e fissare i cardini di porte e finestre, per coprire i cannicci dei soffitti. Ad interrompere la sequenza dei reperti due sale dedicate l'una a diapositive sull'ambiente e sul territorio del Roero-Monferrato con sottofondo di canti popolari, l'altra ai motivi decorativi dei pannelli di gesso ed agli oggetti che li hanno ispirati.

solaio in gesso antico

particolare
l'esposizione

esterno castello